Bologna, 12 gennaio 2012 – GIÀ DIECI anni senza Marco Biagi. L’anniversario dell’uccisione del giuslavorista bolognese, docente di diritto del lavoro all’Università di Modena, prestigioso collaboratore del nostro giornale, cadrà il 19 marzo prossimo. Fu colpito alle 20,35, sotto casa, in via Valdonica, nel cuore antico del capoluogo emiliano, mentre in bicicletta rientrava nella sua abitazione dove l’attendevano la moglie Marina Orlandi e i due figli.

L’ATTACCO mortale fu condotto da un nucleo di due sole persone, con quattro colpi di pistola, due dei quali mortali. Appartenevano alle Nuove Brigate Rosse, responsabili anche dell’omicidio di Sergio Dantona, giuslavorista, consulene del ministro del lavoro Antonio Bassolino, assassinato nella primavera del ‘99 a Roma. Tutti i responsabili nel frattempo, sono stati condannati all’ergastolo con sentenza definitiva; uno, Mario Galesi, ucciso nel corso di una sparatoria con operatori della Polizia ferroviaria su un treno ad Arezzo, nel marzo 2003, che costò la vita anche all’agente Emanuele Petri; una componente del gruppo morta suicida in carcere dopo la condanna definitiva.

 

IN QUESTO anniversario così importante, che in questi giorni si carica di attese e motivi di grande tensione politica e sociale per gli sviluppi del dibattito sulla riforma del mercato del lavoro, torna anche il ‘Premio Marco Biagi- il Resto del Carlino per la Solidarietà Sociale’, giunto quest’anno alla sesta edizione, con importanti novità. Nato come Premio riservato alle associazioni di volontariato di Bologna e provincia, già nel 2011 avevamo allargato l’area di attenzione alle province di Modena e Ravenna.

 

PER IL DECIMO anniversario (che in via del tutto eccezionale celebreremo venerdì 16 marzo per favorire le numerose iniziative cui dovrà partecipare la famiglia Biagi) il Premio diventa regionale, e dunque allarga la sua sfera di attenzione a tutte le province dell’Emilia Romagna (meno Parma e Piacenza) dove operano edizioni del nostro giornale. Dunque, oltre a Bologna, Modena e Ravenna, anche Reggio Emilia, Ferrara, Imola, Rimini, Forlì e Cesena.

 

C’É ANCHE, quest’anno, una novità di contenuto: il Premio ha da sempre sostenuto tutte quelle associazioni senza scopo di lucro che svolgono attività di carattere sociale, assistendo i meno fortunati, con priorità a quanti operano per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, perché Marco Biagi era privatamente e silenziosamente impegnato in questa attività solidaristica. Quest’anno al nostro fianco scende in campo Confindustria Emilia Romagna con una sezione dedicata alle imprese che creano lavoro per i giovani, quel lavoro giovanile per il quale il professor Biagi si é speso, intellettualmente (e non solo), fino alla morte.

 

DA OGGI, quotidianamente, nelle nostre edizioni emiliano romagnole apriremo al ricordo e al sostegno della iniziativa da parte di privati cittadini, di enti e istituzioni, senza distinzione di parte politica, perché intendiamo onorare Marco Biagi come ‘martire di tutti’, per superare tutte le speciose distinzioni che hanno portato all’assassinio e hanno caratterizzato i tempi successivi all’azione criminale.

 

IN QUESTA opera possiamo contare da sempre sull’appoggio di Giorgio Napolitano che nel 2009, a Modena, ha voluto personalmente premiare i vincitori della quarta edizione del Premio, pronunciando parole di grande fermezza a coraggio: per tre volte ha ripetuto l’espressione «spirito di fazione», riferendosi a forze politiche e sindacali che hanno impedito con l’omicidio Biagi, ma anche di D’Antona e Tarantelli, la modernizzazione nel campo del diritto del lavoro.

 

E IN QUESTO inizio del 2012, con l’insistito invito «al dialogo» per trovare un’intesa sulla ineludibile e irrimandabile riforma del mercato del lavoro, Napolitano indica la strada pacifica dei tavoli e dei confronti. «Ogni processo di modernizzazione — scrisse Marco Biagi — avviene con travaglio, anche con tensioni sociali. Insomma, pagando anche prezzi alti alla conflittualità». Un prezo alto, troppo alto, fu la sua uccisione. Lo onoriamo anche perché non accada mai più.

Pierluigi Visci